Giorno della Memoria: la segretaria provinciale di Azione Lecco, Eleonora Lavelli, ad Auschwitz-Birkenau

Lavelli è tornata da un viaggio di mobilità europea a Cracovia e ad Auschwitz-Birkenau, organizzato - con i fondi Erasmus+ - dall’associazione Mente Pubblica, che riunisce giovani amministratori locali italiani. «Essere cittadini europei, oggi, significa fare memoria di ciò che è avvenuto»

Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche della 60ª Armata del “1º Fronte ucraino” liberarono il campo di concentramento di Auschwitz, dove nei giorni precedenti i nazisti si erano ritirati portando con loro, in una marcia della morte, tutti i prigionieri ancora in grado di camminare, molti dei quali morirono nel tragitto. L’apertura dei cancelli del campo fece conoscere al mondo l’orrore dei lager nazisti e dei metodi di tortura e annientamento delle vite umane utilizzati.

A distanza di ottant’anni, non possiamo e non dobbiamo dimenticare quello che è avvenuto in Europa; un trauma atroce che ha posto le basi per la creazione dell’Unione Europea:«Essere cittadini europei, oggi, significa fare memoria di ciò che è avvenuto e scegliere, giorno per giorno, di affrontare insieme le sfide contemporanee, avendo bene in mente che i diritti umani, la democrazia e lo stato di diritto vanno difesi, strenuamente» scrive la segretaria provinciale di Azione Lecco, Eleonora Lavelli, reduce nei giorni scorsi da un viaggio di mobilità europea a Cracovia e ad Auschwitz-Birkenau, organizzato - con i fondi Erasmus+ - dall’associazione Mente Pubblica, che riunisce giovani amministratori locali italiani.

«E’ proprio varcando, oggi, le soglie dei campi di concentramento e di sterminio - prosegue Lavelli - che alimentiamo, con l’esperienza personale, il ricordo vivo di ciò che è stato e che, come scrive Primo Levi, può riaccadere se siamo distratti e duri di cuore».

«Sono stato diverse volte a visitare i campi di concentramento di Oswiecim - racconta Basilio Pugliese-. Ogni centimetro trasuda l’orrore che lì si è consumato, nel sacrificio di decine di migliaia di persone. Tutti dovrebbero visitare un campo almeno una volta nella vita. Da Europei, da umani non possiamo abdicare ai rigurgiti dell’epoca più buia della nostra storia».

Caterina Landolfi ricorda: «Mio marito ed io siamo stati nel campo di Dachau insieme ai nostri figli nel 2011. È stato terribile. Ma è stato altrettanto terribile visitare i cimiteri in Normandia, di soldati americani da una parte e tedeschi dall’altra. Quel mare di croci. Ricordo che nel cimitero americano abbiamo visto un reduce in carrozzina con la sua numerosa famiglia, figli e nipoti. E poi i cimiteri britannico e polacco a Cassino. Sarà che mio padre, che ora non c’è più, ha sempre raccontato dei suoi ricordi di guerra ai nipoti. Era un bambino quando si è trovato in mezzo tra l’avanzata degli americani e la ritirata dei tedeschi proprio vicino Montecassino. Sono luoghi che rimangono impressi e se non lo fanno le famiglie, dovrebbero essere le scuole ad organizzare visite del genere. Purtroppo pochissime lo fanno».

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