Cronaca / Sondrio e cintura
Giovedì 30 Ottobre 2014
Emergenza psicosi tra i giovanissimi
Sono in aumento i casi di psicopatologia grave già tra i 17-18 anni e l’età è sempre più precoce. Duecento i casi intercettati negli ultimi cinque anni in provincia, essenziale intervenire subito.
Anche in provincia di Sondrio sono in aumento i casi di psicopatologia grave già a 17-18 anni, quando, in passato, il problema non si manifestava prima dei 25 anni.
Duecento i casi intercettati negli ultimi cinque anni in provincia di Sondrio, di cui 40, almeno, con psicosi manifesta e, quindi, in carico ai servizi di salute mentale dell’Azienda ospedaliera di Valtellina e Valchiavenna.
Intendendosi per psicosi una frattura netta col reale, propria di giovani che hanno dei comportamenti, dei pensieri e delle emozioni lontani dalla realtà condivisa. Sono confusi, ansiosi, in casa si chiudono in loro stessi, a scuola non combinano più niente, non escono più a giocare con gli amici, reagiscono male.
Sono, in poche parole, nella fase dell’esordio psicotico, quella in cui la malattia si fa strada e nella quale occorrerebbe intervenire con la terapia per scongiurare il peggio. Invece, il più delle volte, il tarlo scava e, quando il ragazzo o la ragazza arrivano ai servizi di salute mentale, è già tardi.
«Ogni fine settimana, ma non solo, - precisa Mario Ballantini, direttore del Dipartimento di Salute mentale dell’Aovv – arrivano nei Pronto soccorso giovanissimi in preda a disturbi della psiche dovuti a uso di alcol, droge e mix vari. E parlo, soprattutto, di ragazzi e ragazze poco più che adolescenti, di 14-18 anni, sui quali le sostanze hanno effetti devastanti anche perchè, dal punto di vista fisico, della conformazione del cervello e ormonale, non sono ancora del tutto formati e in grado, quindi, di meglio attutire i contraccolpi di tali abusi».
Chiaro che le sostanze stupefacenti e l’alcol, o quantaltro, non fanno bene a nessuno, però, «su adolescenti, anche di soli 12 anni, perchè è questa l’età in cui si inizia a fumare cannabis, ad esempio, - insiste Ballantini – gli effetti sono peggiori. E mi si permetta di spendere una parola, bando a moralismi, proprio sulla cannabis. Perchè è incontrovertibile che faccia poco o niente a una buona parte di ragazzi».
«Ma è di fondamentale importanza sapere che su un’altra parte di ragazzi predisposti, l’uso ha effetti devastanti. Vanno completamente fuori di testa e non è, neppure, facile “riprenderli”. E noi non sappiamo prima a quali tipi di persone la cannabis faccia questo effetto e a quali no. E, allora, devo ricorrere a un paragone brutale, ma efficace. Perchè, in tali circostanze, fare uso di cannabis è come giocare alla roulette russa. Puntarsi addosso la pistola sapendo che ha cinque colpi a salve e uno no. Poi, può pure darsi che l’uso di cannabis, in tali soggetti, semplicemente anticipi un esordio psicotico già latente, oppure abbia un effetto “innesco” del medesimo. Certo è che i dati scientifici dicono questo e occorre saperlo».
E’ chiaro il concetto espresso da Ballantini che, sul piano della prevenzione del disagio psichico sta facendo tutto il possibile «in ragione delle risorse che abbiamo, ovvio - precisa – perchè è in questa fase che occorre intervenire. Intercettare il prima possibile il disagio per curarlo con effetti importanti da subito ed evitare, quindi, che la patologia si “cronicizzi”».
© RIPRODUZIONE RISERVATA