
Cronaca / Lecco città
Domenica 29 Marzo 2015
«Daniela è morta su quell’aereo»
La giovane donna messicana, tra le vittime dello schianto, aveva abitato in città per un anno: frequentava il liceo classico Manzoni, ospite di una cara amica che ora la piange disperata
«Era il 1997-1998 quando Daniela passò un anno qui da noi in famiglia mentre frequentava il liceo classico Manzoni, siamo tutti profondamente scossi da quello che è successo. L’ultima volta l’ho sentita martedì scorso, mi aveva scritto che stava per andare ad Amsterdam… Poi è successo quello che tutti sappiamo».
È un racconto molto toccante quello che Giovanna Taddei di Lecco traccia dell’amica Daniela Ayon, una delle 149 vittime dell’airbus della Germanwings che mercoledì scorso si è schiantato sulle montagne francesi.
Aveva 36 anni
E purtroppo su quel maledetto aereo c’era anche un po’ di Lecco. Perché la ragazza messicana di 36 anni deceduta non aveva trascorso solo quell’anno di 17 anni fa sotto il Resegone, aveva mantenuto un legame forte con i ragazzi, ora uomini e donne, con cui trascorse un periodo molto bello della sua vita. E molti di loro a Lecco sono sconvolti dopo aver appreso che la giovane messicana è tra le vittime della follia del copilota tedesco Andreas Lubitz.
«Inizialmente non avevo nemmeno pensato che potesse essere su quel volo – racconta l’amica Giovanna - mi aveva detto martedì scorso che era a Barcellona per lavoro e che stava per prendere un aereo per andare a Amsterdam. Le avevo detto di venire a Lecco visto che si trovava in Europa, non aveva visto ancora la mia bambina di 4 anni, mi aveva promesso che l’avrebbe fatto. Poi l’altra sera un’amica comune messicana mi ha contattata e mi ha detto che Daniela era su quel volo e che era morta, quindi ho sentito anche la sorella. Sono profondamente scossa da questa notizia».
Daniela e Giovanna erano molto legate nonostante la distanza le dividesse da anni, una viveva in Messico e l’altra in Italia: «La nostra amicizia è nata 18 anni fa circa, io ho passato un’estate a Tampico in Messico per il programma del Rotary – spiega la lecchese –. Ero in un college americano, Tampico è bilingue, e lì ci siamo conosciute. Mi ero trovata molto bene e avevo legato molto con lei a tal punto che a settembre è venuta in Italia con me per il programma di scambio culturale. Ha vissuto con la mia famiglia per quasi un anno mentre frequentavamo insieme il liceo classico. Poi è tornata a casa, ma non abbiamo mai smesso di vederci o sentirci in questi anni».
Dopo le superiori Daniela si è laureata in economia e commercio e a Barcellona ha conseguito un master. «Era una ragazza travolgente, esuberante – prosegue Giovanna – non passava di certo inosservata. Amava il calcio, infatti, qui a Lecco giocava nella squadra femminile del Pescarenico. Adorava tantissimo viaggiare e scoprire il mondo. Dopo essere stata in India si era appassionata al mondo dello yoga e aveva aperto a Tampico, nel suo paese, una scuola di yoga».
Legame indissolubile
Un legame, quello tra Daniela e Giovanna che non si è mai affievolito da quando si conobbero: «No assolutamente, ci sentivamo spesso e appena poteva veniva a Lecco a trovare me e la mia famiglia che è stata anche la sua per un certo periodo. L’ultima volta è stata qui nel gennaio 2008».
In questi giorni dopo quello che è successo sulle Alpi francesi tutti i media si stanno concentrando sulla figura del copilota Andreas Lubitz, colui che deliberatamente ha deciso di far schiantare l’aereo della Germanwings, la compagnia lowcost della Lufthansa, che mercoledì scorso è partito da Barcellona e doveva arrivare a Düsseldorf.
Sulle vittime si sta dicendo poco, soprattutto in Italia non essendoci nostri connazionali a bordo.
Perdere un famigliare o un amico per un incidente è già devastante di suo, perderlo per un gesto di follia del copilota: «Rende ancora più inaccettabile quello che stiamo già facendo fatica ad accettare. Siamo tutti profondamente sottosopra, io e la mia famiglia, per quello che è accaduto a Daniela. Quando era qui in Italia spesso veniva come me a Cento, in provincia di Ferrara, dove vive mia nonna, era una di famiglia. E poi ci sono le decine di amici che la conoscevano… Era una ragazza molto affascinante e travolgente per entusiasmo, come tutti i messicani. E io la consideravo la mia sorella messicana».
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