Cronaca / Tirano e Alta valle
Sabato 10 Agosto 2013
Dallo Stelvio allo Stelvio in moto
Avventura da 100mila km
L’impresa di Andrea Livio, 37 anni, che in due anni e mezzo ha girato il mondo
In sella ad una Moto Guzzi, il morbegnese ha scelto l’intinerario strada facendo
Niente mappe, gps, programmi sul tracciato da percorrere ogni giorno o tappe definite. Solo una moto, la passione per il viaggio e un’idea in testa: partire dallo Stelvio e tornarci dopo aver fatto il giro del mondo.
Due anni e mezzo e centomila chilometri dopo, l’idea è diventata realtà: è tornato in Valtellina da pochi giorni Andrea Livio, videomaker morbegnese classe 1976 protagonista di “Stelvio to Stelvio”, un viaggio in sella ad una Moto Guzzi - battezzata “la Mastellona” - con partenza e arrivo dal passo più alto d’Italia, passando per 37 nazioni.
Un’avventura nata «senza progettare nulla», ha spiegato ieri a Sondrio Andrea raccontando il suo viaggio in un incontro alla sala Besta della Banca Popolare. «Avevo deciso di partire - ha spiegato - e ho trovato un posto su una nave cargo diretta in Argentina via Africa. Allora ho comprato il biglietto due settimane prima della data prevista per la partenza e ho organizzato tutto in quei 15 giorni, facendo gran corse per finire i lavori che avevo in sospeso. Uno me lo sono anche portato dietro, di giorno viaggiavo e di notte lavoravo per completarlo: è andata bene, abbiamo anche vinto un premio».
Già in passato il giovane di Morbegno aveva trascorso un lungo periodo all’estero, viaggiando per quasi tre anni, «ma la seconda volta gli errori si commettono meglio - ha spiegato - e quindi stavolta sono partito già con l’idea di tornare allo Stelvio».
Partenza e traguardo sono stati praticamente gli unici punti fermi decisi “a tavolino”, ha raccontato Andrea: il percorso studiato a grandi linee prima di partire infatti è cambiato moltissime volte, in base alle casualità e agli incontri lungo la strada. «Fra Panama e la Colombia per un mese e mezzo ho lavorato su una barca che vendeva riso e zucchero agli indigeni - ha raccontato -, per due mesi ho viaggiato insieme alla mia ragazza, Ingrid, e in Russia da Volgograd avevo pensato di andare in Norvegia, ma poi ho incontrato dei motociclisti russi e siamo andati insieme fino in Turchia. Con un po’ di deviazioni, perché ci siamo ritrovati nel mezzo del conflitto fra Georgia e Ossezia, fra frontiere chiuse e un gran caos».
E così nei ricordi spunta un’infinità di volti, dall’anziano autostoppista che in Turchia si è fatto accompagnare per più di cento chilometri in sella alla Guzzi, all’autista di un pullman russo che ad Andrea ha regalato una chiave inglese enorme, perfettamente inutile per le riparazioni alla moto. «Mi hanno accolto bene dappertutto - ha sottolineato Andrea -, forse sarà perché arrivo da solo, in moto, senza mappa e nel 90% dei casi mi sono pure perso».
Dell’avventura, oggi, resta un intero mondo di ricordi, tanto che «quando mi chiedono cosa mi abbia colpito di più rispondo sempre in modo diverso, perché dipende dal giorno e dall’umore», ha detto Andrea, e un insegnamento di fondo: «Ho capito di avere meno esperienza reale di quanto pensassi prima di partire e ho imparato la tranquillità». n
© RIPRODUZIONE RISERVATA