Cronaca / Sondrio e cintura
Sabato 13 Luglio 2013
Cresce la rabbia dei presidi
«Tre istituti, è insostenibile»
«Una situazione terrificante. Il peggio che si potesse aspettare. L’incubo più preoccupante si è concretizzato».
La sentenza del Consiglio di Stato che ha annullato il concorso per dirigenti scolastici in Lombardia non ha lasciato senza parole solo iprof idonei coinvolti nella vicenda, ma anche chi, come Mario Messina, quest’anno ha retto due scuole, a causa della mancata immissione in ruolo dei nuovi presidi, andando a coprire uno dei 14 posti vacanti sul nostro territorio.
«Una vicenda assolutamente assurda – il commento del numero uno dell’Itis Mattei di Sondrio, reggente al liceo scientifico Nervi e all’artistico Ferrari di Morbegno -. Mi sono letto la sentenza del Consiglio di Stato, ma non ho praticamente idea di cosa succederà adesso. So solo che fare il preside part-time non è facile e non è possibile lavorare bene, dovendosi dividere su più sedi».
Per Messina, in numeri, significa seguire all’incirca «1.500 studenti tra Mattei, Nervi e Ferrari e poco meno di 200 insegnanti» a cui bisogna aggiungere il personale tecnico, amministrativo e ausiliario, su due sedi che distano una ventina di chilometri una dall’altra.
«Per poter lavorare bene bisognerebbe perlomeno consentire al collaboratore del preside – ruolo, questo, svolto da un insegnante incaricato – di essere esonerato dall’insegnamento. Consentire cioè al collaboratore di fare il suo mestiere, remunerandolo però come dovuto», mentre oggi i collaboratori del preside sono pagati con fondi d’istituto, «una miseria e ciò non è giusto».
Scandaloso per Messina che sia passato così tanto tempo dal ricorso del Tar alla sentenza del Cds: «Se il Consiglio di Stato si fosse espresso subito, nell’ottobre scorso - il ricorso risale al luglio 2012 -, ci sarebbe stato tutto il tempo per rifare la procedura concorsuale ed iniziare il nuovo anno scolastico 2013-2014 con l’immissione in ruolo di questi nuovi presidi. Invece è passato un anno».
Riprende Messina con una perplessità: «Mi chiedo se coloro che fanno le leggi le fanno apposta per aprire un contenzioso oppure se non siano in grado di farle come dovrebbero: il futuro di questo Paese sarà sempre più fondato sulla corsa ai ricorsi, essendoci una normativa talmente ingarbugliata, in cui è impossibile districarsi e secondo la quale alla fine chiunque risulta attaccabile».
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