Cronaca / Sondrio e cintura
Domenica 15 Febbraio 2015
Credito Valtellinese: «Bilancio di svolta per le nuove sfide»
L’esercizio 2014 chiude in perdita per effetto di rettifiche su crediti e altre attività finanziarie: «Poste le premesse per il ritorno alla redditività».
«Il bilancio dell’esercizio – che sarà approvato in via definitiva dal Consiglio di amministrazione il prossimo 3 marzo – rappresenta una svolta, ponendo le premesse per il ritorno a una redditività sostenibile già dall’anno in corso, in linea con gli obiettivi definiti dal piano strategico».
Il Credito Valtellinese ha comunicato mercoledì nel tardo pomeriggio i risultati preliminari del 2014, che «confermano il buon andamento della gestione operativa, sostenuto dalla positiva dinamica del margine di interesse e dei risultati dell’attività finanziaria, mentre la persistente difficoltà del contesto operativo condiziona la redditività complessiva». Uno scenario che ha portato l’istituto di credito a chiudere l’esercizio con una perdita netta di 325,09 milioni di euro, rispetto al risultato positivo di 11,71 milioni dell’anno precedente.
Un dato che l’amministratore delegato del Creval, Miro Fiordi, giudica come il risultato di una scelta oculata e prudenziale all’insegna del «punto e a capo». Perché con le nuove regole del gioco stabilite a livello europeo e la riforma della banche popolari che incombe, «ci è sembrato giusto giocare a carte scoperte, presentando un bilancio solido, trasparente, nel segno della massima pulizia, compatibile con il nostro piano strategico e con dei coefficienti patrimoniali e di redditività che mi fanno ben sperare per le sfide che ci attendono». Sfide che riguardano il futuro azionario delle prime dieci banche popolari italiane (tra le quali oltre al Creval c’è anche la Banca Popolare di Sondrio) che potrebbero dar vita a un processo di fusione e concentrazione degli istituti bancari cooperativi. «Sicuramente ci troveremo ad affrontare dei cambiamenti che rappresenteranno per tutti delle forti novità - aggiunge Fiordi -. Noi ci siamo attrezzati per trovarci in una posizione in cui potremo dire la nostra, forti degli importanti accantonamenti operati».
Il risultato netto dell’esercizio 2014, infatti, «incorpora nella loro interezza i risultati dell’Asset Quality Review (Aqr) effettuata dalla Bce nel corso dell’anno, per 330 milioni di euro, nonché l’esito dell’impairment test sugli avviamenti, che ha determinato l’iscrizione di ulteriori rettifiche di valore per 131 milioni di euro. Le determinazioni adottate in merito all’iscrizione delle rettifiche di valore su crediti per complessivi 649 milioni di euro, peraltro consentono di innalzare il livello di copertura dei crediti deteriorati complessivi al 37,2%, pur mantenendo il CET1 ratio all’11% (in regime transitorio), livello ampiamente al di sopra del minimo regolamentare e coerente con gli obiettivi definiti in materia di patrimonializzazione», si legge nella nota stampa.
Il risultato di gestione è cresciuto del 6,1%, passando da 325,47 milioni a 345,24 milioni di euro, mentre i proventi operativi sono saliti da 828,19 milioni a 904,19 milioni di euro (+9,2%). Un segno che l’attività di banca, la differenza tra i ricavi e i costi, ha dato i suoi frutti. A fine 2014 gli impieghi alla clientela ammontavano invece a 19 miliardi di euro, in flessione del 5,9% rispetto al valore di inizio anno (20,2 miliardi). La dinamica riflette la debolezza della domanda, soprattutto delle imprese, per via delle incertezze del quadro congiunturale anche in presenza di un lieve miglioramento delle condizioni di accesso al credito.
Alla stessa data i crediti deteriorati erano cresciuti a 3,2 miliardi di euro, rispetto ai 2,7 miliardi di inizio anno. L’incidenza dei crediti deteriorati sull’ammontare complessivo dei crediti è salita al 16,8%. La qualità del credito risente degli effetti della recessione prolungata, anche se sembrano rafforzarsi alcuni segnali di rallentamento dei nuovi flussi di credito anomalo, specialmente verso le categorie meno rischiose.
Le attività finanziarie sono pari a 6,9 miliardi di euro e sono principalmente rappresentate da titoli di Stato italiani, che ammontano a 6,6 miliardi di euro. Sempre a fine 2014 il patrimonio netto era pari a oltre 2 miliardi di euro, mentre il Common Equity Tier 1 era salito all’11% in conseguenza all’esecuzione dell’aumento di capitale di 400 milioni di euro.
«Abbiamo deciso di recepire in toto i risultati dell’esame europeo, anche quando le richieste erano particolarmente penalizzanti - aggiunge Fiordi -. Una scelta di trasparenza che nel breve periodo si traduce in un risultato netto negativo. Ma se guardiamo ai coefficienti di capitale, sono tra i più alti del sistema italiano, e i risultati della gestione operativa sono molto buoni. Guardiamo, dunque, con fiducia a un domani diverso da ciò che finora abbiamo conosciuto».
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