Cronaca / Sondrio e cintura
Giovedì 23 Aprile 2015
«Come eravamo». In un libro le foto della nostra storia
Il 28 aprile in abbinamento con il nostro giornale il volume curato da Paolo Redaelli e Paolo Valenti. Un viaggio nella vita quotidiana fra riti e ricordi.
Esce martedì 28 aprile, in abbinamento con il nostro giornale, “Eravamo in Bianco e Nero”, un libro fotografico curato dai giornalisti Paolo Redaelli e Paolo Valenti che racconta trent’anni di vita della provincia dal 1950 al 1979 attraverso quasi trecento immagini. Il volume sarà in vendita a 4,70 euro più il prezzo del quotidiano, con cui è in abbinamento obbligatorio.
Una sorta di album di famiglia, tra momenti pubblici e squarci di vita privata, che documenta un periodo della nostra storia recente, quando, appunto, le fotografie erano soprattutto in bianco e nero.
Nel volume, una parte consistente delle foto viene dagli archivi di Mosè Bartesaghi e Fernando Fanoni, dilettanti puri che nel loro ruolo hanno comunque saputo raggiungere livelli di eccellenza. Dei due, Bartesaghi era il più incline al privato, con volti di amici, parenti e conoscenti spesso incorniciati dagli amati scorci di Scarpatetti, il quartiere di Sondrio in cui è nato ed ha sempre vissuto. Fanoni, dal canto suo, ha pubblicato le sue foto anche sui giornali, immortalando momenti pubblici e aprendo la strada, in qualche modo, ai reporter a venire: Eugenio Redaelli, Angelo Sgualdino, Sergio Benini e, in tempi più recenti, Dario Martinelli e Giorgio De Giorgi, attivi soprattutto a partire dagli anni Ottanta. Questi ultimi quattro sono riuniti in una foto di gruppo che li ritrae insieme, per una volta curiosamente davanti all’obiettivo e non dietro.
Il fascino irresistibile del bianco e nero consegna alla storia la cronaca meno recente, richiama alla mente avvenimenti importanti e suscita emozioni diverse. Ognuna di queste immagini ha una storia da raccontare. Per esempio, il grande cordoglio suscitato dalla scomparsa di Ezio Vanoni, con una folla enorme che ne accompagna il funerale a Morbegno nel 1956, la bara portata a spalla. Un ministro delle Finanze che inventò imposte (come quella che porta il suo nome), eppure riuscì farsi amare dai suoi convalligiani, per i quali spese parole importanti in parlamento, ben consapevole delle non poche difficoltà che comporta una vita di montagna. Un’altra foto lo ritrae, vivo e sorridente, accanto a Giulio Spini che ne fu l’erede nel segno di una politica che era soprattutto servizio.
Ma anche, a Livigno, il dolore per le vittime della valanga del 1951 viene ritratto con grandissima efficacia da Leni Marazzi Silvestri, non certo una reporter di professione. Una lunga e scura fila di persone che sembra tagliare il bianco della neve come una lama e può richiamare alla memoria, nella sua forza espressiva, un quadro di Segantini.
Non mancano momenti curiosi, come la foto di Sergio Fanoni, fratello di Fernando, che documenta i preparativi di un matrimonio di...emergenza. A Sondrio, nel settembre 1960, l’Adda è esondata, le strade sono invase dall’acqua ma, pur di giungere puntuale all’appuntamento in chiesa, il promesso sposo non esita a togliere pantaloni, giacca e scarpe per guadare il lago formatosi sull’asfalto e arrivare comunque con i vestiti ben asciutti e in ordine nel luogo dove la sua vita avrà una svolta importante.
È da immagini come queste che emerge la visione acuta del fotografo, la sua capacità di trovarsi testimone di un dato avvenimento e di saperlo fissare sulla pellicola, eternando la memoria per i posteri.
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