Cronaca / Valchiavenna
Sabato 06 Settembre 2014
Cellulari muti in alta montagna
«Buchi anche in Valle Spluga»
Bianchi del Soccorso alpino invita alla prudenza e analizza la situazione in quota - «Alle volte basta spostarsi di poche centinaia di metri per restare senza copertura»
“Una telefonata allunga la vita”, diceva un vecchio spot di Telecom degli anni Novanta. Ancora oggi il messaggio è valido, soprattutto in alta quota, quando vanno allertati i soccorsi in caso di incidente o di altri motivi di difficoltà. Ma attenzione: ad allungare la vita degli escursionisti sono soprattutto la preparazione e il coraggio. Non si tratta però del coraggio di affrontare itinerari impervi in condizioni proibitive: è quello che spinge gli appassionati di cime e pareti a rinunciare se non ci sono le condizioni di sicurezza.
La riflessione arriva dalla stazione del Soccorso alpino di Madesimo, dove alcuni giorni fa i volontari sono andati a recuperare un comasco di sessantacinque anni a 2600 metri di quota, con tanto di nebbia e temperature molto basse.
Soltanto la fortuna lunedì sera ha evitato conseguenze drammatiche. Un escursionista di 65 anni di Cucciago in provincia di Como è stato soccorso nel Gruppo del Suretta. L’uomo era partito da Montespluga e il possibile obiettivo era il bivacco, ma ha perso il sentiero e le pessime condizioni meteorologiche non gli hanno consentito di proseguire. Era salito in alta quota da solo: un modo di fare che non rappresenta una premessa positiva in termini di sicurezza. Con il telefonino è però riuscito a chiedere aiuto e restare in contatto con i tecnici della stazione di Madesimo del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico.
Al di là di questo aspetto, non vanno sottovalutati i problemi determinati dall’assenza di segnale, al centro delle polemiche degli ultimi giorni per quanto accaduto sul monte Disgrazia. «Tornando su questo argomento, l’Alta Valle Spluga è coperta in modo discreto - sottolinea dalla stazione di Madesimo del Cnsas Claudio Bianchi -. A volte però ci sono dei buchi e basta spostarsi di poche centinaia di metri per restare senza copertura. In quei frangenti è più che altro il caso a determinare la possibilità di contattare i soccorsi con il cellulare».
Questa assenza di campo, tra le altre cose, comporta l’impossibilità di utilizzare le App create dai soccorritori per agevolare gli interventi. Alcuni alpinisti, proprio come avveniva nei decenni passati, mettono nello zaino anche una radio per comunicare in caso di assenza del segnale del cellulare.
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