Cronaca / Sondrio e cintura
Venerdì 23 Agosto 2013
Caspoggio, l’attacco di Vismara
«Basta investire, si punti sul Palù»
L’amministratore delegato della società Fab esce allo scoperto e rivela i suoi veri progetti in Valmalenco
«Non è il momento di mettere altri soldi pubblici in impianti vecchi, chiuderli non ha danni economici»
Franco Vismara amministratore delegato della società Fab, Funivia al Bernina, esce allo scoperto per dissipare ogni dubbio circa la sua volontà passata e futura rispetto al funzionamento della seggiovia di Caspoggio.
Un impianto che, nella stagione 2012-2013 «non era possibile tenere aperto causa assenza di acqua e di neve - è scritto - anche se la sua chiusura definitiva è stata decisa ad inizio 2013, in una riunione con l’amministrazione comunale di Caspoggio, in seduta plenaria, e da questa accettata. Motivo l’antieconomicità dell’impianto, da cui derivavano per Fab continue perdite, ripetute in tutti i dieci anni di gestione, dal 2003 in avanti, nonostante gli investimenti e i miglioramenti di piste, impianti ed innevamento effettuati».
Ma c’è di più. Perché non solo la Fab di Vismara fa luce sul passato della seggiovia, ma invita gli enti pubblici a riflettere sul suo futuro richiamandoli all’opportunità di non investire denaro pubblico su una struttura in sé antieconomica, a scapito di un’area con maggiori possibilità di sviluppo, sostiene, qual è quella del Palù. «La Fab, infatti, - è scritto - pur apprezzando e augurando la miglior fortuna all’iniziativa del Comitato “Caspoggio c’è”, guidato da Danilo Bruseghini, al quale abbiamo dato la massima disponibilità nella ricerca di soluzioni attraverso le quali portare a buon fine la sua impresa, si augura, però, che in un momento di crisi come l’attuale, si tratti di un’operazione a carattere esclusivamente privatistico e non pubblico, e che le poche risorse pubbliche disponibili non vengano distolte a discapito dell’area del Palù, l’unica, a nostro giudizio, capace di resistere con successo al mutamento delle richieste della clientela».
Un messaggio chiarissimo che importa una sorta di nulla osta alla riapertura di Caspoggio purché la Fab, non solo non ci rimetta un euro di suo in termini di perdita economica sulla gestione, ma non abbia nemmeno a rimetterci in termini di mancato supporto economico da parte degli enti pubblici allo sviluppo del Palù. Del resto la strategia di Vismara e della Fab rispetto alla funzionalità del comprensorio sciistico malenco è chiaramente espressa.
«La decisione di chiudere la ski area caspoggina - è scritto nella nota diffusa - è stata presa anche nel convincimento che nessun danno economico ne sarebbe derivato al comparto turistico della Valmalenco in quanto, secondo la nostra società, alla luce della continua non redditività dell’impianto di Caspoggio, è meglio avere una sola stazione moderna ed in continuo sviluppo, piuttosto che due stazioni di cui l’una, rappresentata dagli impianti di Caspoggio, frena l’altra, l’Alpe Palù, con i suoi costi e i suoi mancati incassi. E prova di quanto asserito è anche il successo di vendite avuto dai nuovi insediamenti di Spriana e Torre di Santa Maria, effettuati da abili imprenditori locali, che, certo, distano dagli impianti del Palù più di quanto si alontano l’abitato di Caspoggio. Infine - rassicura Vismara - anche le deboli perdite di presenze avute da alcuni operatori di Caspoggio lo scorso anno, dovute alle gare non effettuate a causa della mancata apertura degli impianti, saranno evitate grazie alla nuova, stupenda pista da gara che sarà realizzata sulla direttiva Cima Motta-Campolungo, al Palù».
È evidente che l’approccio al problema da parte di Fab e del suo amministratore delegato, non è proprio di quelli improntati a confidare nel rilancio della stazione caspoggina. Rilevata nel 2003 e portata avanti per dieci anni «per scelta imprenditoriale - precisa Vismara - che non necessita di ringraziamenti da chicchessia, ma neppure di essere calunniata immeritatamente per non essere riuscita a produrre utili laddove, peraltro, erano già fallite altre cordate di imprenditori locali e non, ben più dotate economicamente dei titolari Fab ed in tempi in cui la richiesta della clientela e la concorrenza non erano così elevate come oggi. Nel bene e nel male, comunque, Fab, ha garantito ai caspoggini dieci anni di ulteriore attività degli impianti durante i quali - conclude Vismara - tutto è stato tentato per portare la società almeno al pareggio, dalle gare nazionali e internazionali, all’abbattimento dei prezzi, fino al tentativo di far diventare Caspoggio centro internazionale di allenamento, tramite Fis e Fisi. Tutto senza successo, nonostante gli sforzi nostri e delle pubbliche amministrazioni». Questa la sostanza, fatta salva una nota iniziale in cui Vismara si sofferma sul dato tecnico relativo al mancato approvvigionamento di acqua in quota per fare la neve, lo scorso inverno, a causa dei lavori Enel alla diga di Campo Moro.
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