Cronaca
Mercoledì 17 Gennaio 2018
Casinò, persi 127 milioni in sei anni
Campione d’ItaliaNel 2017 le spese hanno sfiorato i 90 milioni contro un attivo di appena 21 milioni di franchi
La Procura: «La casa da gioco è insolvente. In Comune situazione finanziaria drammatica e rischio di dissesto»
Una società «incapace di produrre utili» che ha collezionato perdite per 127 milioni di franchi in sei anni, ha un debito nei confronti del fisco di 2,5 milioni e lo scorso anno aveva un passivo corrente di 89 milioni a fronte di un attivo bloccato ad appena 21 milioni. La Procura di Como non ci va leggera nel documento con cui ha chiesto il fallimento del Casinò di Campione d’Italia. E nelle quindici pagine consegnate al Tribunale fallimentare riferendosi a Campione parla chiaramente di «situazione finanziaria drammatica». E la situazione, sostiene la magistratura, può solo peggiorare.
Profondo rosso
I guai del Casinò partono da lontano, da almeno il 2011. Ma se il procuratore capo Nicola Piacente e il sostituto Pasquale Addesso hanno deciso di sollecitare il fallimento della Spa, di proprietà del Comune di Campione, è per via dei documenti contabili sequestrati lo scorso novembre nel corso delle perquisizioni alla casa da gioco e negli uffici dell’amministrazione. Tra gli atti acquisiti dagli uomini del Gruppo tutela economia della Guardia di finanza di Como, in seguito all’inchiesta per peculato scattata dopo l’esposto del 2016 dell’attuale sindaco Roberto Salmoiraghi, ve ne sono alcuni molto recenti della stessa società in cui si ammette che «le perdite di esercizio hanno intaccato il patrimonio netto» e che «la struttura finanziaria presenta uno squilibrio».
I numeri snocciolati dalla magistratura sono impressionanti. Innanzitutto si scopre che la casa da gioco, tra i tanti debiti accumulati, ne ha uno da 2 milioni e mezzo con il fisco. Di questi 1,8 milioni si riferiscono addirittura alla vecchia Spa Casinò Municipale di Campione d’Italia, fusa nell’attuale Casinò di Campione Spa dopo che nel 2014 il ministero dell’Interno autorizzava la costituzione della società con socio unico il Comune «al fine di consentire» l’amministrazione «di disporre delle risorse per raggiungere il pareggio di bilancio». Scopo sociale, quest’ultimo, che secondo la Procura «la società non sta conseguendo».
Addirittura drammatici i dati relativi al margine di tesoreria e del capitale circolante, ovvero della liquidità necessaria a pagare fornitori, dipendenti, spese. Nel bilancio 2016 il margine di tesoreria aveva un rosso di 44 milioni di euro, cifra simile - ovviamente in negativo - al capitale circolante netto. Il debito nei confronti del Comune, poi, ammonta - stando a un prospetto datato 31 ottobre 2017 sequestrato al Casinò - a oltre 43,5 milioni. Il bilancio dal 2011 a oggi, infine, è una discesa inesorabile: - 127 milioni.
«Società non redditizia»
«La gestione reddituale della società - scrive la Procura - non può ritenersi né redditizia né in grado di trasferire la quota finanziaria destinata al comune, né tantomeno di raggiungere il proprio scopo sociale». La squilibrio tra ricavi e spese causerebbe, secondo la magistratura, «una sorta di ribaltamento rispetto alle finalità per cui è stata creata la società: non è più l’impresa a concorrere al pareggio di bilancio dell’ente locale, ma è quest’ultimo a finanziare la società attraverso il mancato trasferimento delle somme di sua spettanza».
Ci sarebbe solo una via d’uscita da questa crisi, secondo la Procura: «Il socio pubblico dovrà intervenire per fornire nuovi e cospicui mezzi finanziari» al Casinò. Ma questo, in realtà, sarà «difficilmente realizzabile» innanzitutto perché «la tesoreria del Comune attraversa una situazione finanziaria drammatica» in cui l’ente «non è neppure in grado di pagare regolarmente gli stipendi dei propri dipendenti», poi perché dal 31 maggio le nuove norme sulle società a partecipazione pubblica «vieta alle amministrazioni pubbliche di sottoscrivere aumenti di capitale» o «effettuare trasferimenti straordinari». Quindi sarà impossibile, anche volendo, dare una mano ai conti del Casinò. La conseguenza, per la magistratura, è una soltanto: «Stato di insolvenza» e, quindi «fallimento». A marzo l’ardua sentenza.
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