
Galbaite
Villa Serena Spa perde soldi: la società, di cui nessuno già voleva le quote quando era in attivo, inizia ad accumulare deficit. Ammontano a 144.000 euro, le perdite dell’ultimo anno. Per il consigliere comunale di minoranza di Galbiate Angelo Agostani, centrodestra, «è questo un sintomo chiaro della discrasia che è stata generata dall’insensata procedura di vendita. Finora, Villa Serena era sempre stata in utile».
Secondo l’amministrazione comunale di Oggiono, che fa parte del novero dei Comuni azionari «l’utile c’era - fa notare il sindaco, Chiara Narciso - ma piuttosto limitato». Agostani osserva che: «Il bilancio non ha potuto nemmeno essere approvato, dato che l’assemblea di Villa Serena (alla quale sarebbe spettato farlo) non c’è più».
Per il sindaco di Galbiate, Giovanni Montanelli, «proprio per questo, non è il caso di addentrarsi da parte nostra in analisi del bilancio». Invece, l’opposizione la pensa diversamente. Agostani entra nel merito delle cifre: «L’utile di Villa Serena era di 90.000 euro. Tra i motivi del disavanzo, c’è anche una contestazione, pervenuta da Inps, relativa a vecchi dirigenti. Se il riconoscimento di quanto contestato si limiterà a un solo anno, o se avrà una ricaduta ulteriore sui bilanci successivi, è da vedere; intanto, la voce può ingrossare anche il capitolo “ Fondo rischi”, appesantendo la situazione».
Il problema principale resta, comunque, anzitutto l’altro: «Se Villa Serena non la voleva nessuno quando era in attivo - contesta Agostani - figuriamoci adesso, con questo deficit e con la spada di Damocle di una questione con Inps, che potrebbe essere riproposta anche nei bilanci seguenti, relativamente ai successivi anni di rapporto dei lavoratori per cui l’inadempienza è stata accertata. Una società con questioni aperte con Inps non è un bel biglietto da visita per eventuali acquirenti. Almeno - esorta Agostani - si facesse carico del danno chi lo ha provocato: in genere, chi fa paghe e contributi è coperto da assicurazione». Intanto, “Villa Serena” ha portato - come si suol dire - i libri in tribunale: secondo il Codice civile, la società deve essere posta in liquidazione ed è la conclusione raggiunta dal suo consiglio di amministrazione: «Non essendo più consentito ai soci, in base alle norme, di esercitare il proprio diritto di voto assembleare, non si può far altro che procedere, ai sensi dell’articolo 2487, con la presentazione di un’istanza al Tribunale di Lecco e la nomina del liquidatore».
Quanto all’ amministrazione comunale, il sindaco ha fatto sapere che «gli uffici hanno scritto alla Corte dei conti, ponendo un quesito in termini astratti, sul quale attendiamo risposta»: la materia è la vendita a prezzo eventualmente inferiore rispetto alla perizia, di 27 milioni di euro. Per l’opposizione di centrosinistra, però, meglio di tutto è «ritirare la delibera e tutti gli atti conseguenti coi quali il Comune ha avviato la scellerata procedura di vendita: evitiamo, almeno, la liquidazione, che può portare a svendere, cioè arrecare un danno economico al patrimonio pubblico di Galbiate del quale dovremo tutti rispondere, concretamente oltre che politicamente».
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