Carcano: dalle urne
il sì dei lavoratori al piano
A Mandello il referendum ha promosso l’ipotesi d’accordo Oggi la firma sull’intesa raggiunta con l’azienda Tutti gli strumenti per gestire i 140 esuberi
Il referendum tra i dipendenti della Carcano promuove l’ipotesi di accordo sulla gestione dei 140 esuberi dichiarati dall’impresa.
Nella fabbrica di Mandello hanno votato 215 lavoratori su 288. I sì all’ipotesi d’intesa sono stati 181; 33 i no ai quali va aggiunta una scheda nulla. Con questo risultati Diego Riva (segretario Fiom) ed Enrico Civillini (segretario Fim) oggi potranno firmare il protocollo d’accordo con l’azienda.
I sindacalisti usano il termine “protocollo” perché oggi si siglerà una sorta di cornice che contiene più accordi sui diversi strumenti ai quali si farà ricorso per la gestione degli esuberi.
Il protocollo d’intesa prevede l’inserimento di lavoratori (il numero non c’è ancora) nelle lista della mobilità fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione. Quindi, vanno fatti i conteggi sulle posizioni contributive di ogni lavoratore per capire chi, e di conseguenza quanti lavoratori potranno essere messi in mobilità. Sempre in tema di mobilità, va ricordato che l’azienda si è detta disponibile a finanziare eventuali dimissioni volontarie. Inoltre, tra gli stabilimenti di Mandello e Delebio potrebbero esserci dei “passaggi” di lavoratori da una posizione occupazionale all’altra, fatte salve le qualifiche di ogni addetto.
Abbiamo scritto di un primo strumento (la mobilità declinata nei due modi). È poi previsto il ricorso all’esternalizzazione, l’outsourcing delle funzioni legate alla logistica delle due fabbriche. Anche su questo strumento andrà trovato un accordo nel momento in cui la Carcano avrà individuato le imprese, o l’impresa cui affidare la logistica. E siamo infine ai contratti di solidarietà che coinvolgeranno tutti i lavoratori non interessati dagli altri strumenti previsti dal protocollo. È evidente che anche sulla solidarietà vanno concordati tempi e modi di applicazione.
Ancora non ci sono le scadenze di applicazione del piano riorganizzativo. A spanne, si può ipotizzare che nella tarda primavera (tra maggio e giugno) ci saranno i primi lavoratori ad entrare nelle liste di mobilità. Poi in un secondo momento, verrà avviato il ricorso alla solidarietà. Ma il calendario delle diverse tappe verrà definito strada facendo, negli incontri di verifica che sindacati e direzione aziendale terranno.
«L’importante - come nota Diego Riva - è che i lavoratori e l’impresa si siano trovati d’accordo su come gestire questa delicata fase aziendale. Siamo all’inizio di un percorso - continua il segretario della Fiom - che avrà svariate tappe e momenti di verifica. È comunque significativo che assieme si sia tracciato il cammino da seguire per arrivare - almeno queste sono le intenzioni - al rilancio dell’impresa. Va dato atto ai lavoratori - sottolinea Riva - di aver compreso le difficoltà di una trattativa complessa che ci ha portato a raggiungere un accordo soddisfacente, considerato il punto da cui siamo partiti».
È un’analisi condivisa da Enrico Civillini: «È un accordo che, in termini sindacali, si definisce difensivo. Viste le premesse, il risultato è buono: siamo riusciti a contenere l’impatto occupazionale del piano riorganizzativo. Si è trattato - continua il numero uno della Fim - di una vertenza complessa anche per i numerosi strumenti ai quali si è fatto ricorso. I lavoratori hanno compreso le nostre difficoltà e il nostro impegno per arrivare ad un accordo. Il risultato del referendum conferma che la nostra azione è stata compresa. Ora, dobbiamo tutti impegnarci a concretizzare quanto scritto sulla carta. Le verifiche serviranno a fare il punto del percorso definito, a modulare e temporizzare gli strumenti».
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