Cronaca / Circondario
Sabato 31 Maggio 2014
Calolziocorte: Brambilla
La Fiom fa causa all’azienda
Esposto in procura per comportamento anti sindacale, nessun dipendente ha accettato l’assunzione
Diego Riva (Fiom): «Se l’obiettivo era di mettere i lavoratori l’uno contro l’altro, hanno fallito»
Sul caso Brambilla il sindacato fa appello all’articolo venti: comportamento antisindacale da parte dell’azienda.
Hanno quindi scelto la via dura i sindacalisti della Fiom di Lecco, per affrontare il muro contro muro che l’azienda acquirente ha scatenato proponendo un piano di riassunzione che coinvolge solo alcuni dei dipendenti.
La società turca Celik Halat, che fa capo alla holding del magnate Aydin Dogan, intende acquisire la Trafilerie Brambilla, posta in liquidazione ad ottobre. Ma dopo una serie di incontri con il sindacato, ha deciso di non cercare un accordo con quest’ultimo ma di provare a raccogliere direttamente il consenso dei dipendenti avviando una trattativa personale. Nel piani della nuova società, dei 73 dipendenti ancora in carico alla Brambilla, ne verrebbero riassunti solo 45, con uno stipendio decurtato del 30%. Non riuscendo a convincere il sindacato a prendere questa strada - perché i sindacati spingevano per mantenere la totale occupazione, ricorrendo poi al contratto di solidarietà, senza quindi pesare sui conti aziendali - ha fatto partire 45 lettere destinate ai lavoratori da riassumere. E gli altri? Verrebbero licenziati. I 45 lavoratori sono stati convocati dalla proprietà, che ha loro illustrato la proposta, ma alla fine di quell’incontro nessuno ha firmato l’accordo con l’azienda perché i dubbi restavano ancora molti.
«Se l’obiettivo della proprietà era quello di mettere i lavoratori l’uno contro l’altro, hanno fallito - dice Diego Riva della Fiom - Abbiamo consegnato al Tribunale di Lecco un documento, appellandoci all’articolo 20 e segnalando l’atteggiamento antisindacale adottato dalla società entrante. Al giudice abbiamo chiesto di vigilare su questa trattativa di cessione, che sta imboccando un sentiero in salita».
Ricordiamo inoltre che attualmente la Trafilerie Brambilla non si trova più in pre concordato, ma solo in liquidazione. Questo perché il giudice ha concesso all’azienda un po’ di tempo per concludere il piano di cessione alla Celik Halat, piuttosto che attivare la procedura di fallimento che sarebbe dovuta scattare già un mese fa, visto che, a conti fatti, allo scadere del preconcordato l’azienda non è riuscita a presentare un piano industriale completo che spiegasse per filo e per segno come intendeva ripianare il proprio debito che aveva mandato in sofferenza le casse dell’azienda.
La situazione, quindi, si fa piuttosto complessa. Da un lato c’è un’azienda, la Celik Halat, che ha intenzione di mettere sul piatto 20 milioni di euro per acquisire la Brambilla, più un altro milione per favorire gli investimenti. Dall’altro lato ci sono i dipendenti che hanno paura di perdere il posto di lavoro, ma allo stesso tempo sanno che, firmando quell’accordo, si ritroverebbero a lavorare su tre turni e con una mole di impegno non indifferente (il lavoro in trafileria è fra i più massacranti) per soli mille euro al mese. Nel mezzo c’è il sindacato che fa appello al Tribunale per vigilare sulla trattativa.
E’ chiaro che Celik Halat, che si occupa di trafilatura al carbonio in Turchia, tornerà sui suoi passi e cercherà la mediazione con i lavoratori italiani solo se davvero interessata all’operazione di acquisto. Altrimenti potrebbe anche decidere di uscire di scena, lasciando la trafileria senza futuro.
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