Cronaca / Circondario
Venerdì 21 Marzo 2014
Calolzio: gli operai presidiano
i cancelli della Brambilla
A Calolziocorte la protesta dei lavoratori. Dall’incontro con il sindacato nessuna novità
«Vorremmo sapere chi è il possibile acquirente»
Alla Trafileria Brambilla di Calolziocorte, le giornate di sciopero fatte dai suoi 83 dipendenti in una vita di lavoro si contano sulle dita di una mano.
Giovedì 20 marzo, gli 83 lavoratori hanno presidiato lo stabilimento, bloccato i cancelli, messo le bandiere della Fiom Cgil di fronte all’ingresso, reso pubblico il proprio malessere, la sofferenza di chi subisce le scelte della proprietà senza poterci fare nulla. In passato i dipendenti della Brambilla a stento rilasciavano qualche dichiarazione al giornalista di turno, e di foto sul giornale neanche a parlarne, perché a fine mese è l’imprenditore che paga il salario.
Ma da giovedì 20 è tutto cambiato: i dipendenti si lasciano intervistare, vogliono denunciare quello che succede in azienda, perché adesso che sono tutti in cassa integrazione non hanno più nulla da perdere. Così il tacito patto tra titolare e dipendente alla Trafileria Brambilla si è frantumato di fronte alla crisi economica, alla messa in liquidazione dell’azienda, alla richiesta di cassa integrazione straordinaria a zero ore, all’ingresso in concordato in bianco. Prima si era svolta un’assemblea sindacale in azienda e Diego Riva, segretario della Fiom Cgil di Lecco, ha raccontato com’è andato l’ultimo incontro - che si è svolto mercoledì sera - con l’azienda. Doveva essere quello decisivo, ma non è andata così.
L’azienda, per l’ennesima volta non ha svelato il piano industriale che ha intenzione di presentare entro il prossimo 9 aprile al Tribunale di Lecco per accedere alla procedura concorsuale vera e propria. L’ennesimo “nulla di fatto” ha quindi fatto scattare la reazione dei dipendenti che, dopo l’assemblea, hanno deciso quasi all’unanimità di restare in azienda per presidiarla. Questa forma di protesta è durata qualche ora e poi ogni dipendente è tornato a casa, ognuno con le sue preoccupazioni: «Come farò a pagare l’affitto?», «Come potrò permettere a mia figlia di continuare l’università?», «Come potrò pagare l’apparecchio odontoiatrico per il mio bambino?».
Perché i lavoratori della Brambilla sono tutti in cassa integrazione, ma nessuno ha ancora percepito un euro dall’Inps. La pratica necessita di parecchi mesi e al momento è ferma al ministero del Lavoro. Qualcuno lavora per poche ore la settimana e in totale si arriva a circa 200 euro al mese. Soldi che non sono abbastanza neppure per fare la spesa.
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