Cronaca / Circondario
Lunedì 09 Dicembre 2013
Calolzio: alla ex Brambilla
crescono i timori dei dipendenti
I lavoratori delle ex Trafilerie Brambilla cercano garanzie e chiamano l’amministrazione comunale e provinciale a sottoscrivere un accordo per la salvaguardia dei posti
I lavoratori delle ex Trafilerie Brambilla, oggi Trafilerie del Lario in liquidazione, cercano garanzie e chiamano l’amministrazione comunale e provinciale a sottoscrivere un accordo per la salvaguardia dei posti di lavoro.
Si è tenuto un tavolo in amministrazione provinciale, richiesto dal sindacalista della Fiom Cgil Diego Riva, per coinvolgere le istituzioni nella vicenda Brambilla e cercare di dare maggiori certezze agli 80 dipendenti dell’azienda, preoccupati per il loro futuro. Nonostante la proprietà, la famiglia Brambilla, abbia assicurato ad ottobre la volontà di mantenere attivo lo stabilimento di Calolziocorte e di non procedere ad alcuna riduzione del personale, a oggi non c’è alcuna certezza rispetto alla concretizzazione del piano che era stato presentato oltre un mese fa.
«Abbiamo chiesto all’azienda di spiegare anche alle amministrazioni locali il progetto e l’impegno a mantenere il sito produttivo attivo e l’intera forza occupazionale – spiega Riva – Inoltre l’azienda si è impegnata a fornirci un quadro più preciso sulla trattativa di cessione della società entro il 20 dicembre», e quindi fra un paio di settimane l’azienda ha promesso di dire ai sindacati quali sono i due imprenditori, su cinque che hanno manifestato manifestazioni di interesse e hanno avviato una due diligence in azienda, interessati a rilevare quote dell’azienda, da oltre un anno in grave sofferenza finanziaria. Fra i cinque gruppi imprenditoriali e finanziari che hanno avanzato interesse per la società ci sarebbe anche l’ acciaieria Valbruna che, proprio come l’industria Brambilla, produce acciaio Inox e ha come concorrente la lecchese Rodacciai che a sua volta potrebbe essere interessata a rilevare il mercato della trafileria di Calolziocorte.
«I dipendenti si trovano tutti in regime di cassa integrazione a zero ore (che non viene anticipata dall’azienda), ma a rotazione stanno continuando a lavorare – spiega il sindacalista – infatti gli impianti, seppur a un regime minimo, continuano a essere tenuti in vita da una quindicina di operai a turno», questo per valorizzare gli asset industriali della società ed evitare un ulteriore deprezzamento. «Restiamo in trepida attesa di questo incontro che servirà anche per chiarire quale sarà il percorso di cessione».
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