Buchi nell’Abbazia di Piona
«Oltraggio, io chiamo Sgarbi»
L’ecologista Nonini: «Chiodi nella pietra, ho avuto un malore»
Il sovrintendente Artioli: «Tutto in regola, norme per la sicurezza»
«Quasi ho avuto un malore nel vedere i buchi grossi come un pollice della mia mano nelle pietre, forate per ancorare i ponteggi con volgari tasselli fischer nell’Abbazia di Piona . Ho sentito Vittorio Sgarbi che mi ha promesso che se ne occuperà».
Chi parla è Eugenio Nonini, di Sant’Agata, fondatore del movimento ecologista Arare, le pietre invece a cui si riferisce sono quelle dell’Abbazia cistercense di Piona dove ha aperto il cantiere per la manutenzione del tetto ed il restauro conservativo delle superfici affrescate della chiesa di San Nicolò. Lavori che sono stati autorizzati dalla Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Milano oltre che dal Comune e dalla Curia vescovile di Como.
Per garantire le condizioni di sicurezza del cantiere, come prevede la legge, l’impresa ha dovuto ancorare i ponteggi e lo ha fatto come solitamente avviene per gli edifici civili.
Secondo Nonini, invece, ci sarebbe un altro modo, meno invasivo di fare la stessa cosa.
«I ponteggi – spiega si possono mettere in sicurezza antennandoli, ovvero mettendo delle travi a diverse altezze che scendono a quarantacinque gradi, affinché impediscano il ribaltamento della struttura. Da tempo inoltre sono in uso mezzi semoventi e cestelli».
Un metodo meno invasivo, certamente, visto che alla conclusione dei lavori, nelle pietre resteranno i fori a testimonianza dell’intervento.
«È una procedura normale per la sicurezza. – spiega il soprintendente Alberto Artioli – Ovviamente bisogna cercare di farlo in modo oculato. I ponteggi devono avere un fissaggio ogni tot metri quadrati. Certe volte ci sono soluzioni alternative che prevedono ancoraggi alle finestre. Sulla muratura magari non è possibile e con buon senso si cerca di fare il meglio. È capitato anche per il Duomo di Como».
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