Cronaca / Morbegno e bassa valle
Sabato 05 Ottobre 2013
Ardenno, nuovi danni
dai cinghiali
La Coldiretti denuncia: «Distrutti 20mila ettari di pascolo, il cui manto erboso si ricostituisce in anni»
Agricoltori e allevatori, esasperati da risarcimenti irrisori e lenti ad arrivare, chiedono provvedimenti
Alpeggiatori e agricoltori esasperati, disarmati di fronte alla recrudescenza degli attacchi dei cinghiali ai campi, ai pascoli, alle colture di mezza o di alta quota. «In queste ultime settimane la situazione è peggiorata e ormai non si contano più le segnalazioni e le richieste di risarcimento danni che pervengono nei nostri uffici - così il direttore di Coldiretti Sondrio Emanuele Ghirardelli - all’alpe Granda, sopra Ardenno sono stati letteralmente distrutti 20mila ettari di pascolo e adesso ci vorranno anni prima di poter rigenerare il manto erboso con grave danno per il caricatore che non potrà più portare le vacche in quella zona».
Se il problema è ormai conclamato a mezza costa, sugli alpeggi le conseguenze delle scorribande dei cinghiali possono essere anche peggiori. «In alta quota la ricostituzione del cotico erboso è più lenta - ancora Ghirardelli - ci vogliono due, tre anni, nel frattempo l’agricoltore si vede costretto a togliere dal proprio fascicolo aziendale queste superfici, escludendole quindi dal proprio patrimonio su cui vengono erogati i sostegni comunitari, nazionali o regionali e di queste conseguenze il risarcimento danni non tiene conto». Ecco perché molti operatori del settore rinunciano a presentare domande: «Gli indennizzi sono irrisori, viene preso in considerazione soltanto il mancato reddito immediato ad esempio il valore del foraggio prodotto su quel tot di superficie». Ghirardelli parla di danno strutturale, che colpisce il patrimonio delle aziende agricole, come nel caso dell’Alpe Granda, o la pianta della vite, che si aggiunge al mancato raccolto della stagione. «Stiamo parlando di cinghiali di dimensioni notevoli, visto che sono il frutto di incroci con i maiali, in grado di spostare un muretto in sasso mentre tenta di recuperare i tuberi e così mettiamo a rischio anche la tenuta dei nostri terrazzamenti».
La posizione di Coldiretti rispetto a come affrontare l’emergenza è quella già espressa: il completo eradicamento della specie non autoctona, ma introdotta con più passaggi dagli stessi cacciatori, com’è successo anche di recente alla Dossa, sopra Cosio. «Da questo punto di vista come Coldiretti abbiamo dato alla Provincia tutta la nostra disponibilità a collaborare, ad esempio posizionando delle trappole al limite delle proprietà agricole, ma certamente serve un’azione incisiva e ci auguriamo che il piano di abbattimento straordinario possa dare risultati concreti». Anche in località Valpozzo a Piantedo, i cinghiali hanno scavato buche nel prato antistante il santuario della Madonna delle Grazie. «Questi animali probabilmente arrivano dal Colichese dove sono stati introdotti già da parecchio tempo - riferisce il sindaco Mirco Barini -, ma da cacciatore dico che non è facile uccidere questi animali senza segugi».
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