Cronaca / Valchiavenna
Lunedì 17 Giugno 2013
Appesi a 130 metri
Acrobazie per salvare vite
Spettacolare esercitazione degli uomini Rega
Nella Guardia aerea svizzera in servizio
anche due piloti di origine della Valchiavenna
Sopra al moschettone che lega l’imbragatura del soccorritore all’elicottero ci sono 130 metri di cavo d’acciaio. Sotto, soltanto il vuoto. In mezzo, tutta l’esperienza degli uomini della Rega, la Guardia aerea svizzera.
Dalla base alla parete
Giovedì nella Valle del Suvretta, proprio sopra Sankt Moritz, si è tenuta la consueta esercitazione di primavera della base engadinese. Venti persone con due elicotteri biturbina Agusta Aw 109 Da Vinci – una versione costruita apposta per la Rega dall’azienda italiana - hanno partecipato a una giornata d’allenamento in alta quota, tra i 2600 metri del punto di partenza e i quasi tremila della parete. Ma stavolta i numeri più rilevanti non sono quelli dell’altitudine. Piloti, paramedici, medici e tecnici della Rega, insieme agli uomini del Soccorso alpino svizzero, hanno operato con una fune d’acciaio lunga ben 130 metri. È questa la dimensione che esprime il valore della giornata di lavoro.
L’esercitazione si è basata su alcune rotazioni dal punto di partenza alla parete. L’elicottero ha portato nel luogo dell’incidente – per fortuna stavolta c’è stata solo la finzione dell’allarme - gli uomini che hanno assunto il ruolo di pazienti, poi è toccato ai soccorritori. Successivamente le due coppie – formate rispettivamente da un “finto infortunato” e da un soccorritore – sono state trasportate fino alla base.
Professionisti del soccorso
Al comando degli uomini della Rega giovedì c’era Giorgio Faustinelli, pilota nato a Sankt Moritz, originario della Valchiavenna. Dopo dieci anni nell’aeronautica militare, nel 1999 si è trasferito alla Guardia aerea. «La manovra con la longline richiede la massima attenzione e grandi competenze da tutta l’equipe – spiega Faustinelli, capo della base di Samaden - . Pilota e soccorritore operano a 130 di distanza l’uno dall’altro. L’uomo che opera in basso si mette in sicurezza vicino all’infortunato. Quando il paziente è pronto per il trasporto, si sgancia dalla sosta e l’elicottero riparte per la base».
Quando i tecnici hanno staccato il moschettone del soccorritore dalla long-line, l’equipe a terra e lo staff dell’elicottero, che si trovava sulla perpendicolare, hanno chiuso l’intervento con la comunicazione più attesa.
Via radio si sono sentite due sole parole: “tip top”, tutto è ok, «operazione riuscita». Nel cielo azzurro engadinese, l’elicottero biancorosso si è allontanato dal Suvretta per rientrare alla base.
«Non si tratta di un intervento molto frequente, visto che si lavora quasi sempre con l’argano che arriva fino a una lunghezza di novanta metri – aggiunge Faustinelli -. Ma su alcune pareti, ad esempio la Nord del Pizzo Badile, l’utilizzo della longline consente di evitare il rischio di caduta massi. Questa tecnica è una delle specializzazioni della nostra base. Solo tre sedi della nostra organizzazione, infatti, utilizzano questa fune d’acciaio».
Rispetto per la montagna
Anche Alberto Rogantini, impegnato nel ruolo di paramedico e tecnico dell’elisoccorso, ha origini valchiavennasche. La sua famiglia si trasferì nella prima parte del secolo scorso da Piuro all’Engadina.
Lui è arrivato alla Rega passando da un’esperienza di guida alpina. La longline è un’attività unica anche per le persone che hanno trascorso una vita appesi ai verricelli e alle soste in parete.
«Noi soccorritori, quando stiamo a 130 metri dall’elicottero, attaccati alla longline, abbiamo il massimo rispetto per la roccia, per la grandezza di questa natura, per i colleghi e le persone che assistiamo. Sappiamo che dobbiamo dare il massimo, proprio come in tutte le altre fasi del nostro lavoro. Questa è un’esperienza unica, ma non credo che si possa parlare di paura. Ci affidiamo anche a un mezzo meccanico, a volte ci si spaventa, ma confidiamo sempre nell’abilità dei nostri uomini. Lavorare per la Rega per me è un motivo d’orgoglio».n
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