Cronaca / Lecco città
Mercoledì 19 Novembre 2014
Addio Isola ? Ma resta l’uso pubblico
Naufragati gli accordi con la proprietà, la destinazione nel Pgt impedisce il ritorno alla fruizione privata. Appello per Lecco rivendica questo punto fermo. E nel futuro potrebbe esserci un ristorante o un bar
Quale futuro si prospetta ora per l’Isola Viscontea? Rispondere a questa domanda non è facile anche per chi ha dedicato a questo progetto quattro anni d’impegno ed energie, ma alcuni punti fermi da cui partire per tracciare fin da oggi delle ipotesi ci sono.
Innanzitutto il Piano di Governo del Territorio varato da Palazzo Bovara nei mesi scorsi, che individua per l’Isola Viscontea la destinazione ad uso pubblico, un risultato raggiunto grazie anche all’impegno dei consiglieri di Appello per Lecco. «In fase di elaborazione del Pgt – sottolinea Giorgio Gualzetti, capogruppo in consiglio comunale – l’azione di Appello per Lecco è stata fondamentale per aprire gli occhi dell’amministrazione comunale su questo importante patrimonio». Nel futuro dell’Isola potrebbe quindi esserci l’apertura di un ristorante, di un bar o di un locale, ma sicuramente non potrà essere utilizzata come dimora o residenza privata.
Altro punto fermo da cui ripartire per ipotizzare le future sorti dell’isolotto sono le cifre che l’associazione, in linea con la politica di totale trasparenza che l’ha sempre contraddistinta, non ha mai tenuto nascoste. Sul piatto, prima che la trattativa tramontasse definitivamente, c’erano le due proposte presentate da Appello, ossia 900 mila euro per l’acquisto (la richiesta iniziale era di 1 milione e 800 mila euro) o in alternativa 35 mila euro di caparra e il prolungamento del comodato di altri tre anni, a cui si sarebbe aggiunta la nascita di una fondazione “Amici dell’Isola” a partire da gennaio. La controproposta della proprietà, che offriva il prolungamento del contratto di comodato per un solo anno, fino al 31 dicembre 2015, chiedeva però una caparra molto più alta. In questi 12 mesi l’associazione avrebbe dovuto ultimare tutti i lavori concordati, ritardati in questi 4 anni per via del vincolo imposto dalla Soprintendenza, pena la perdita della caparra di gran lunga superiore ai 35 mila euro offerti da Appello.
«Il rischio che avremmo corso accettando questa condizione - commenta Corrado Valsecchi - è che al minimo problema, ad esempio sulla realizzazione del ponte, tutto sarebbe saltato con in più la perdita di una cifra considerevole».
© RIPRODUZIONE RISERVATA