Ambiente
Lunedì 14 Febbraio 2011
Smog invincibile? Torna il mito
dell'autovettura che va ad acqua
Un tecnico croato annuncia di aver progettato il veicolo che si muovo alimentato solo dalla minerale. Ma i dubbi, supportatio dai precedenti fallimentari, sono troppi, a cominciare dal risparmio effettivo o dalla pericolosità delle tecnologie adottate
In media due o tre volte l'anno da qualche parte del mondo spunta un inventore dilettante che mostra le meraviglie del suo motore che, alimentato come una caffettiera, percorre chilometri e chilometri.
Nessuna di queste invenzioni ha mai avuto un seguito, e non (come sostengono i "complottisti") per il boicottaggio delle multinazionali del petrolio, ma per motivi tecnologici e commerciali ben precisi.
Ora tocca al signor Ivan Jakobovic, tecnico croato che ha presentato alla tv del suo paese un'auto che come carburante usa acqua minerale. Ma i precedenti, purtroppo, sono contro di lui.
L'auto "ad acqua" è fondamentalmente un'auto a idrogeno: è questo gas che fornisce la miscela detonante che nei cilindri sostituisce il gas da benzina. Il modo più comune per produrre idrogeno è trarlo dall'acqua mediante elettrolisi: si fa circolare energia elettrica in un contenitore pieno d'acqua, la molecola di quest'ultima si scinde e da una parte si raccoglie ossigeno, dall'altra idrogeno.
Il problema è che il bilancio energetico risulta non conveniente: l'energia necessaria per ottenere l'idrogeno è maggiore di quella che si può ricavare dall'idrogeno prodotto. Anche il guadagno ecologico è soltanto apparente. E' vero che un motore a idrogeno libera dallo scappamento soltanto vapor d'acqua, e non fumi pestilenziali: ma per produrre l'idrogeno è stato prima necessario produrre l'elettricità, e le centrali adibite allo scopo, di gas nell'atmosfera ne diffondono anche troppi.
L'idrogeno, inoltre, è un elemento abbastanza scorbutico da trattare. Qualcuno ricorda il disastro dello Hindenburg, il gigantesco dirigibile tedesco il cui immenso rogo, nel 1937, mise fine all'era delle grandi aeronavi? Rimaneva sospeso nell'aria grazie all'idrogeno. Oggi la tecnologia offre sistemi in grado di rendere relativamente non pericoloso l'impiego di tale gas (comunque, non più pericoloso di una tanica di benzina). Ma per questo occorrono strutture tecnologiche complesse e costose. E' questo il motivo che ha impedito, finora, di vedere le stazioni di benzina lungo le autostrade sostituite da stazioni di idrogeno.
Secondo quanto si sa, l'inventore croato si serve, per produrre l'idrogeno dall'acqua, di una tecnologia da lui definita "idrolisi di Tesla". Questo è interessante perché Nikola Tesla (1856-1943), di nazionalità contesa fra serbi e croati, ma poi naturalizzato americano, fu uno dei geni assoluti dell'umanità (ancorché, come molti cervelli geniali, carburato da un pizzico di follìa). Gli si devono scoperte fondamentali nell'ambito dell'elettromagnetismo, come il motore a induzione e l'impiego della corrente elettrica alternata. Gli è stata dedicata una grandezza fisica: il tesla, che misura l'induzione magnetica.
Intorno a lui è fiorita tutta una leggenda degna di un personaggio da fantascienza. Fra le scoperte attribuitegli c'è anche la "batteria di Tesla", un sistema usato per l'appunto per ricavare idrogeno dall'acqua ed elettricità dall'idrogeno in modo conveniente e sicuro. Una specie di cella a combustibile, ma più efficiente ed economica. Diverse aziende automobilistiche, fra cui la Toyota, stanno sperimentando il sistema per realizzare auto elettriche.
L'auto del signor Jakpbovic, tuttavia, a quanto pare non usa un motore elettrico, ma un motore a scoppio. Quindi, sembra che impieghi (sempre che siano vere le notizie diffuse dai media), una derivazione particolare della batteria di Tesla che adopera direttamente l'idrogeno come detonante. In questo caso, ricadrebbe nella categoria delle invenzioni efficienti (ammesso che lo siano) ma troppo pericolose per avere un uso popolare.
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