Green pass e impianti sci

«Una scelta di buon senso»

Fossati (Anef): «Il protocollo un passo avanti per poter riprendere»

«Lo so che non è, esattamente, quello che tutti gli impiantisti si aspettavano, però, si tratta di una proposta di protocollo, che non ha alcun carattere di ufficialità, e che è stata giudicata di buon senso da parte del “mondo della neve”. Atteso che, anche se i rappresentanti della categoria degli impiantisti l’hanno condivisa, non è un’iniziativa né di Anef, né di Federfuni, ma della Fisi».

Cosa prevede

Parola di Massimo Fossati, presidente di Anef (Associazione nazionale esercenti funiviari) Lombardia, e gerente gli impianti ai Piani di Bobbio-Artavaggio, nel Lecchese, il quale, da noi interpellato rispetto ai “rumors” conseguenti alla diffusione del “Protocollo per la riapertura delle aree sciistiche e per l’utilizzo degli impianti di risalita”, che prevede esibizione del Green pass, mascherina, distanziamento e impianti chiusi carichi all’80%, non ne prende le distanze, però, puntualizza circa la sua genesi.

«Forse, politicamente, strategicamente, poteva anche non essere fatto - aggiunge Fossati, nel solco di quanto evidenziato, ieri, su queste stesse colonne, da Franco Vismara, amministratore delegato della Funivia al Bernina -, però, l’ottica, con cui, ripeto, Fisi, si è mossa, era quella di prevedere un minimo di regolamentazione a garanzia di un’apertura di stagione alla quale, nessuno di noi, può e vuole rinunciare. E mi auguro che, il legislatore, il Governo, consideri la situazione in cui versa il settore degli impianti e dello sci, e ci venga incontro in ogni modo, considerato anche l’alto livello di protezione garantito da vaccini e Green pass».

Più si avvicina, la fine dell’autunno, e si profila, all’orizzonte, l’apertura della stagione della neve, e più sale la fibrillazione nel settore degli impiantisti. Tutti, o quasi, hanno calendarizzato le aperture fra il 27 novembre e il 1° dicembre, meteo permettendo, e nessuno vuole che, il Covid, possa metterci ancora lo zampino.

«La cosa da evitare, assolutamente, e questo lo dico, almeno dal maggio scorso - precisa Arnaldo Soncelli, vicepresidente nazionale di Federfuni, realtà cui, in provincia di Sondrio, è associata la Società impianti Bormio - è di arrivare sotto data, a fine novembre, inizio dicembre, senza sapere come muoversi».

«In questo senso, la proposta di protocollo è importante. In sè tutti sappiamo che non ha valore, perché, a contare sono le determinazioni del Comitato tecnico scientifico e quanto sarà previsto nei decreti governativi, però, il fatto che si cominci a parlarne, che non si arrivi all’ultimo minuto senza un’idea del da farsi, è importante».

E’ un aspetto, questo, che sta particolarmente a cuore a Soncelli il quale, a livello regionale, si è mosso parecchio per sollecitare una presa di posizione.

In attesa del decreto

«Nel documento - dice Soncelli - sono state elaborate proposte e riflessioni con il solo scopo di portarle, per tempo, a conoscenza delle istituzioni, quali i Ministeri competenti, in modo da chiudere, poi, il cerchio, con un protocollo emanato dal Comitato tecnico scientifico, il solo, ovviamente, ad avere valore».

«A mio modesto parere - aggiunge Soncelli -, questo protocollo è stato letto e compreso, da molti, in modo errato, e, forse, per evitare che tutto ciò accadesse, era da prevedere una premessa in cui si indicasse che veniva adottato al solo fine di coinvolgere e stimolare le istituzioni ad una presa di posizione sollecita e consona».

Per Soncelli, quindi, ma fondamentalmente per tutti i firmatari del documento, ovvero Fisi, Anef, Federfuni e le rappresentanze dei maestri di sci, quali Amsi e Collegio nazionale, il protocollo rappresenta una proposta contenente «indicazioni utili».

«Informazioni che - dice - avviano un dialogo che porti ad una rapida definizione delle regole per permettere alle nostre località montane, piccole e grandi, di ripartire, in termini di accesso alle stazioni, trasporto e ospitalità nei rifugi in quota».

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