Rigamonti cresce
Trenta assunzioni
La crisi degli anni passati è ormai superata, la conferma arriva dall’accordo per l’integrativo
Ben trenta assunzioni a tempo indeterminato di lavoratori impiegati con contratti di somministrazione. Ma anche premi aziendali per tutti questi dipendenti, che nel giro di due anni saranno oltre 180. Arrivano novità interessanti dal Salumificio Rigamonti, società del gruppo brasiliano Jbs con un fatturato di 130 milioni di euro.
Una realtà nata e cresciuta in Valtellina, che nel 2013 aveva fatto segnare un momento di enorme difficoltà, culminato con un accordo sindacale che prevedeva 104 mobilità. Oggi, dopo poco più di 60 mesi, l’azienda guidata dall’ad Claudio Palladi naviga in acque ben più serene. La più recente conferma è arrivata nei giorni scorsi dalla firma dell’accordo per il contratto integrativo aziendale con Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil. Il muro contro muro relativo all’integrativo, prima della crisi, era stato un segnale di preoccupazione, mentre ora questa intesa, ricca di cambiamenti e di riconoscimenti, va in una direzione diversa.
I sindacati, nell’assemblea con i lavoratori, hanno spiegato che la premessa è rappresentata dalle novità in vista al reparto affettatura di Montagna. Si lavorerà su tre turni di sei ore dal lunedì al sabato. L’introduzione di questo nuovo modello di organizzazione è stata recepita positivamente dai sindacati, che hanno ottenuto dalla dirigenza aziendale la conferma, con assunzioni a tempo indeterminato, di 30 operai entro il 2021, in scaglioni da 10 che partiranno nei prossimi mesi e prevederanno uno step intermedio nel 2020. A coloro che erano già assunti a tempo pieno, lavorando 40 ore settimanali, toccherà un part-time al 90%. Ne lavoreranno quindi 36, ma con salario pieno da 40. «Per quanto riguarda il sabato, si valorizzerà il lavoro con specifiche maggiorazioni percentuali previste dal contratto nazionale e una “una tantum” dedicata a chi sarà in fabbrica nell’80% dei dieci sabati previsti nell’accordo, a chiamata su base volontaria», commenta dalla Flai-Cgil il segretario generale Vittorio Boscacci.
Un altro capitolo centrale è quello del premio aziendale, presente già in passato alla Rigamonti, che non è connesso al risultato. Le cifre di quest’intesa, che riguarda i dipendenti assunti prima del 2013, sono decisamente interessanti e spiccano non solo in ambito locale, ma anche nazionale. Si va dai 1.865 euro all’anno del quarto livello ai 2.293 del secondo, passando per i 1.952 del terzo e i 2.096 del 3A. Viene inoltre introdotto un nuovo premio di risultato legato a parametri sulla base di elementi come margine operativo lordo, indice di produttività, ore lavorate e presenze. L’importo, di 550 euro, riguarda tutti e nel caso dei lavoratori presenti in azienda prima della crisi si somma al primo. Quest’accordo sperimentale sarà valido fino alla fine dell’anno. «Questa intesa è frutto di uno scambio fra la disponibilità e la professionalità dei lavoratori e un’azienda leader di un settore che cresce del 3-4 per cento all’anno - aggiunge Vittorio Boscacci -. Un modello di trattativa innovativo e coraggioso, che dimostra la valenza delle relazioni fra azienda e sindacato. Purtroppo, al contrario di quanto ci permette di osservare Rigamonti, che cresce puntando sulla qualità del lavoro, vari imprenditori del mondo della bresaola in Valtellina sembrano non capire che la contrattazione di secondo livello è fondamentale. Il legame fra andamento positivo e relazioni industriali deve trovare una svolta in questo comparto».
Boscacci ricorda che ci sono aziende dove «nel 2019 il sindacato non può ancora entrare, altre dove non c’è alcun confronto».
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