Il bracconaggio, la droga e la rapina in casa di due anziani. Tutte le imprese dell’uomo chiamato “Petit”
I precedenti Più volte denunciato per aver messo in atto metodi di caccia vietati, è stato arrestato lo scorso anno per una rapina che Riella nega... ma le prove sono tutte contro di lui
Problemi di droga, la mania della caccia ben oltre le regole, il possesso di armi anche illegali, l’accusa di aver rapinato due anziani in casa, nell’autunno dello scorso anno. Massimo Riello ha un curriculum che mal si addice all’eroe in fuga dall’ingiustizia che certa cronaca gli ha cucito addosso.
Dieci anni fa venne coinvolto - e patteggiò la pena - in un’indagine su un giro di droga nell’altolago. Fu poi denunciato per il furto di 140 metri quadrati di parquet. Tre anni più venne condannato per resistenza a pubblico ufficiale (per aver bruciato una rete da bracconaggio che gli agenti della polizia provinciale volevano sequestrare); lo scorso anno venne arrestato per il possesso di un fucile clandestino. Ma in quell’operazione emersero anche una serie di video inquietanti, nei quali Riella, incappucciato, con un coltellaccio in pugno mostrava ai suoi adepti come si seziona la carcassa dei cervi (cacciato illegalmente).
Nel corso di quell’operazione oltre alla doppietta clandestina di fabbricazione russa, con tanto di torcia innestata sotto la canna, gli agenti avevano anche trovato un passamontagna identico a quello indossato dal protagonista del video, il coltellaccio, un silenziatore e numerose munizioni. E, ancora: decine di palchi di cervi e caprioli, un quintale di carne di cacciagione, mille uccelli morti, molti di specie protette
Da ultimo, ma non ultimo, lo scorso dicembre Riella è stato arrestato per la rapina a due novantenni: era entrato in casa loro, li aveva gettati a terra, provocando ferite alla testa a lui e premendo uno strofinaccio sulla bocca di lei, li aveva minacciati per farsi consegnargli i 700 euro che tenevano in casa. Lui e la figlia dicono che con quella rapina non c’entra nulla. Ma gli elementi raccolti dai carabinieri a carico dell’uomo, e che hanno convinto il Tribunale a ordinare il suo arresto, sono decisamente pesanti nei confronti del fuggiasco evaso durante la visita alla tomba della mamma.
Un blitz caotico, pasticciato, come messo a segno da una persona non pienamente presente a se stessa, forse a causa della droga. E infatti il rapinatore aveva lasciato a terra il coltello, e su quel coltello i carabinieri del nucleo operativo radiomobile di Menaggio avevano trovato il Dna di Riella.. In una borsa nel capanno del fuggitivo, gli stessi carabinieri ritrovarono poi i vestiti descritti dalle vittime come quelli indossati dal rapinatore e, su uno di quei vestiti, tracce di sangue il cui dna è quello del pensionato gettato a terra. Insomma, prove pesanti. Dalle quali è fuggito per mesi, prima di essere arrestato.
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