Lecco: Giacomo, il comico
che ha incontrato Dio

Giacomo Poretti che si racconta davanti ad un pubblico di oltre 400 ragazzi è l'uomo della porta accanto, il comico che prima di diventare tale, ha fatto di tutto: dall'operaio all'uomo delle pulizie all'infermiere. Il comico del famoso trio ha incontrato la città al Palladium di Castello.

g.morassi

LECCO - Giacomo Poretti che si racconta davanti ad un pubblico di oltre 400 ragazzi è l'uomo della porta accanto, il comico che prima di diventare tale, ha fatto di tutto: dall'operaio all'uomo delle pulizie all'infermiere. E che per questo ci mette, nel suo essere uomo e comico, tutta la semplicità. Eccolo qui, la mente del trio “Aldo, Giovanni e Giacomo”, accolto, anzi abbracciato, da un calorosissimo pubblico di giovani e non, al cineteatro Palladium di Castello, ospite della serata organizzata dalla pastorale giovanile decanale. Occupati tutti i posti a sedere, gente in piedi. Ragazzi, adolescenti, universitari, ma anche tanti adulti, educatori, insegnanti e genitori, arrivati da tutte le parrocchie del decanato, per ascoltare come un comico possa dirsi anche uomo di fede, credente in Dio, in un'epoca in cui, dice Giacomo, "è difficile parlare di fede. La fede viene vista un po' come una bizzarria". Un dialogo a tu per tu col pubblico, oltre due ore di testimonianza che diventano, inevitabilmente, spassoso cabaret, battuta improvvisata, coinvolgimento continuo degli ascoltatori. Intervistato da Giovanni Tagliaferri, giornalista lecchese e uno degli animatori decanali, Giacomo Poretti si racconta dalla a alla zeta senza nascondersi. Un giovane, nonostante l'età (è nato il 26 aprile 1956), che parla ai giovani. "Ho dei bellissimi ricordi dell'infanzia, vissuta in un paese di provincia, Busto Garolfo, dove l'oratorio mi ha insegnato tanto e ha fatto crescere in me la passione per il teatro. Dopo le medie mi sono iscritto a geometra, mo solo per tre mesi. Ho preferito andare a lavorare in fabbrica. In famiglia non c'erano tanti soldi". Cinque anni da metalmeccanico, poi in un'impresa di pulizie, di qui lo studio di tre anni per diventare infermiere, e poi undici anni di lavoro in ospedale: "Un lavoro che mi faceva sentire utile. Però…". Però resta il sogno nel cassetto, fare teatro. Occasione che arriva con la scuola serale di teatro a Busto Arsizio: "Rinunciai al posto fisso, con delusione della mia famiglia. Ma era l'occasione di realizzare un sogno". Fatiche, tante. Incertezze, il pane quotidiano. Poi l'incontro con Aldo e Giovanni, nei villaggi turistici. Il primo anno di cabaret insieme, nel 1991, l'approdo nel 1994 in tv a “Mai dire goal”. "Sono vent'anni che lavoriamo insieme. Una frequentazione intensa e lunga. Dire che siamo amici è riduttivo. La loro caratteristica? La semplicità, che oggigiorno è una qualità rara. Credo che la semplicità ci accomuni, il non darsi troppa importanza". In tutto questo, come un fil rouge, la fede, per cui oggi Giacomo è anche collaboratore del centro culturale San Fedele di Milano e organizza incontri culturali e spirituali.

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Sabato 07 Maggio 2011

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