Editoriali / Sondrio e cintura
Mercoledì 27 Marzo 2019
«Per la prima volta mostrata attenzione alle piccole aziende»
Gionni Gritti, presidente di Confartigianato Sondrio, parla della Legge di bilancio e del rallentamento registrato dall’economia
Le criticità sono numerose, tanto che in vari settori dell’economia emerge un rallentamento, ma Confartigianato non ha dubbi. «Crediamo che questa legge di bilancio abbia, per la prima volta, dimostrato attenzione e disponibilità verso le micro e piccole aziende». Ecco il punto di vista di Gionni Gritti, che dal 2012 guida l’associazione degli artigiani della provincia di Sondrio.
Presidente, il nuovo anno si è aperto con il dato sul calo della produzione industriale nazionale in novembre, ma anche con un incremento del 4,9% in provincia di Sondrio nel 2018. Qual è la vostra analisi?
Osservando attentamente i dati di Unioncamere Lombardia si nota una crescita generale di tutta la regione pari al 3%. La provincia di Sondrio spicca con l’incremento annuo del 4,9%. L’eccellente risultato del nostro territorio trova spiegazione nell’aumento della produzione del settore del legno-arredo, crescita motivata dalle buone performance dell’export del settore, quasi duplicata rispetto all’anno precedente, (+6,4% nel 2017 e +12,6% nel 2018). Un ulteriore contributo alla crescita del comparto è certamente dovuto agli incentivi fiscali per l’acquisto di mobili che continua a fare da traino per buona parte del settore.
Ma in generale la domanda interna resta piuttosto debole. Quali sono le conseguenze per l’artigianato e i servizi in Valtellina?
Le imprese artigiane sono obbligate a cercare nuovi spazi fuori provincia. Sono già molte quelle che decidono di farlo come scelta, ma se la domanda interna si contrae ovviamente il mercato extraprovinciale diventa una necessità.
Parliamo di occupazione. È stato un 2018 segnato da nuove leggi, le cui conseguenze iniziano a farsi sentire. Qual è il vostro giudizio e qual è il trend?
Al momento ritengo sia ancora troppo presto per fare delle valutazioni attinenti. Certo è che il “Decreto dignità”, il primo atto organico del governo Conte in tema di economia e lavoro, contiene disposizioni che preoccupano artigiani e piccole imprese. Deludono le aspettative di una reale virata delle politiche del lavoro e fiscali in grado di favorire un’accelerazione dei livelli di crescita che, principalmente a causa del deterioramento del quadro internazionale, mostrano qualche segnale di rallentamento. Da anni le associazioni di categoria insistono sul fatto che per creare nuova occupazione non servono le leggi o, meglio, servono delle modifiche legislative che facciano diminuire il costo del lavoro o che rendano l’ingresso nel mondo del lavoro più coerente con le necessità delle imprese, ad esempio attraverso un rafforzamento del contratto di apprendistato.
A proposito di credito, tra le principali preoccupazioni c’è quella del possibile aumento dei tassi.
Negli ultimi anni la diminuzione del tassi di interesse è una realtà, ma questo non ha creato crescita. Un eventuale aumento non è la preoccupazione principale delle piccole imprese. Quello che preoccupa sono le regole che stanno sopra e cioè il sistema del rating che penalizza le attività. Il problema oggi non è il costo del denaro, ma la possibilità di avere dal sistema bancario la necessaria liquidità. Le piccole imprese spesso si trovano in difficoltà perché sono costrette a fare da banca alle grandi realtà e alle pubbliche amministrazioni oppure si trovano con clienti che non pagano. Analizzando la dinamica dei prestiti concessi alle aziende nel 2018 si nota come lo stock nella nostra provincia sia stabile rispetto all’anno precedente. C’è un aumento nei confronti del comparto manifatturiero (+4,7%). Ma come controparte emerge una forte e costante contrazione dei prestiti relativi al comparto delle costruzioni (-13%). Se l’economia europea e, di conseguenza quella italiana, dovesse ripartire, ci immaginiamo un’inversione, da deflazione a inflazione, e le aspettative prospettano un aumento dei tassi di interesse. Ovviamente alcune categorie, tra cui l’edilizia, potrebbero pagare ancor più pesantemente la situazione di crisi ancora presente. Gli investimenti nelle infrastrutture, le riconversioni di aree in alcuni territori e gli interventi di Ecobonus e Sismabonus potrebbero aiutare non poco l’edilizia. Certamente è necessario che riparta un mercato interno che possa essere confermato da una certa tranquillità governativa.
Le precedenti leggi di stabilità hanno sostenuto in modo chiaro l’innovazione. Qual è il vostro punto di vista sulla manovra di quest’anno?
Sono postivi i provvedimenti che rendono vantaggiose le innovazioni - come quelle legate a Impresa 4.0 - e ogni incentivazione viene accolta con favore dal sistema delle imprese. L’innovazione però non è solo quella che arriva dall’esterno, ma quella che viene sviluppata all’interno ed è ciò che fanno le piccole imprese. Il legislatore dovrebbe definire degli sgravi fiscali per chi opera in questo modo e non solo per quelle grandi realtà che lo fanno con modelli fondati sulla collaborazione con centri di ricerca o università. Crediamo che questa legge di bilancio abbia, per la prima volta, dimostrato attenzione e disponibilità verso le micro e piccole aziende. Confartigianato ha espresso soddisfazione per quanto inserito, a cominciare proprio dalla riduzione delle tariffe Inail applicate ad artigiani e piccoli imprenditori, che per anni hanno pagato più del dovuto. La legge, inoltre, contiene tante altre novità importanti per le piccole imprese, come la conferma dei fondi per la Nuova Sabatini e la promozione del made in Italy nel mondo, l’estensione del regime forfettario e il raddoppio della deducibilità dell’Imu sugli immobili produttivi. Certamente ci sono dei dubbi nelle proposte relative al reddito di cittadinanza.
Si può fare di più?
Crediamo che ci sia molto da fare ancora per aiutare il comparto produttivo delle micro e piccole imprese, che rappresentano ormai il 98% delle attività. Ricordiamo che l’innovazione deve contemplare l’utilizzo delle macchine, la formazione del personale e l’attività propedeutica nelle scuole.
Sulle infrastrutture si parla con una certa intensità di riduzione dei progetti. Qual è la vostra reazione e quali sono le priorità anche a livello locale-regionale?
In questi ultimi giorni questo tema è tornato sul tavolo delle istituzioni. Mi pare di capire che gli enti locali abbiano compreso che per le imprese ogni nuova strada e ogni nuovo traforo si traduce in nuove possibilità di business e di lavoro. Non c’è alternativa: vanno realizzate in maniera artificiale. La fragilità del nostro territorio necessità di interventi che permettano il collegamento continuo da e per la nostra provincia. La tangenziale di Tirano è necessaria per il miglioramento del traffico, ci aspettiamo che quella di Sondrio venga finalmente conclusa dopo 30 anni di provvisorietà, ma non dimentichiamo che è necessario pensare a un collegamento alternativo alla statale 36.
Collegamenti vuole dire anche banda larga. Qual è la situazione secondo Confartigianato?
Le nostre imprese sono disseminate sul territorio e non sono concentrate nelle aree artigianali o industriali, quindi ne consegue che la banda larga deve arrivare in tutti i comuni. Ci sono ancora zone del territorio non ancora coperte, ad esempio quella di Bormio, che stiamo monitorando con estrema attenzione. Crediamo che la banda larga non solo migliori le attività delle singole aziende, ma può essere un forte aiuto per il comparto turistico-ricettivo.
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